Silvano
Barich
(Castelnuovo d'Istria 1884 - Grado
1958)
Cenni
biografici e opere dell'architetto laureato al Politecnico di
Vienna
di
Cristina Baresi e Giuseppe Zera
Casa
per la famiglia Villani - Gorizia 1923
SILVANO
BARICH ARCHITETTO
Silvano
Barich nasce a Castelnuovo d’Istria (oggi Podgrad –
Croazia) il 18 maggio 1884.
Da
giovane si trasferisce con la famiglia a Gorizia. Dal 1896
frequenta la Ober-Realschule, diplomandosi nel 1903.
Nonostante
le ristrettezze economiche, dovute alla prematura morte del padre,
dopo gli studi superiori si iscrive alla
“Hochbauschule” (facoltà di architettura) presso il
Politecnico di Vienna.
Nella
capitale austriaca studia sotto la guida di Max Fabiani, con cui
successivamente collabora a Gorizia. In un ambiente inneggiante ad
una architettura moderna, così come teorizzata da Otto Wagner nel
suo “Moderne Architektur”, e con uno studio scrupoloso
delle tecniche costruttive e degli stili classici, così come
venivano proposti al Politecnico, Barich si laurea a pieni voti nel
1908.
Tornato
a Gorizia, nel luglio dello stesso anno, viene assunto come
ingegnere nell’Ufficio Edile Municipale. Appena accettato
l’incarico gli viene affidata la progettazione della scuola
Pitteri. L’elaborato, datato settembre 1908, è il primo
firmato dal giovane architetto.
Al
1909 risale il progetto per l’abitazione del marchese Giusto
Obizzi, in via Rismondo 3.
Nel
1910 Barich si trasferisce a Grado dove nell’immediato
anteguerra lavora come ingegnere comunale.
Nello
stesso anno viene chiamato dai frati francescani della vicina isola
di Barbana per progettare il nuovo santuario, il primo progetto è
infatti del 1910.
Grado
offre al giovane architetto la possibilità di lavorare con maggior
libertà espressiva e di frequentare un ambiente artistico-culturale
simile a quello conosciuto durante gli studi viennesi. Barich
concepisce, nell’anteguerra, i progetti per gli
stabilimenti
balneari
e per il casinò di cura, commissionati
dal Curatorio per l’amministrazione degli stabilimenti
balneari, e, per committenti privati, il caffè Riviera, la pensione
Esplanade, il caffè Bellevue, la villa Fumolo (via Carducci angolo
via Colombo – demolita negli anni ‘90), la villa Barich
(via Carducci 7), la villa Reale (viale Alighieri angolo via
Colombo) e la villa Zipser. Alcuni di questi elaborati rimarranno
sulla carta perché troppo costosi o perché costretti a confrontarsi
con altri di architetti più affermati.
Quando
l’Italia entra in guerra, Silvano fugge in barca da Grado a
Venezia per arruolarsi nell’esercito italiano. Dopo
Caporetto, per eludere la sorveglianza austriaca, è costretto a
trasferirsi, per un breve periodo, a Milano.
Nel
1919 torna a Grado e progetta il mai realizzato ristorante per il
medico polacco Oransz.
Agli
inizi degli anni venti Barich fa ritorno a Gorizia, città devastata
nelle varie fasi del conflitto, dove l’iniziata attività di
ricostruzione offre molte opportunità di lavoro.
Il secondo
decennio del secolo è sicuramente quello più intenso per
l’attività lavorativa dell’architetto. Sono di questi
anni i progetti per la casa Pecile (viale XX Settembre 47), la
villa Codermaz (via Angiolina angolo via Pitteri), la casa Bader
(via del Seminario 18-26) e le abitazioni lungo il corso e le vie
parallele: casa Bisiach (corso Italia 215), casa Comel (via Manzoni
13), casa Villani (corso Italia 148-156) e, sull’angolo corso
Verdi - via Diaz (allora via Alvarez), casa Eredi
Lenassi.
Nel
1922 Barich partecipa al concorso per la ricostruzione del duomo di
Monfalcone. Il progetto si distingue per maestosità ed imponenza,
caratteristiche presenti anche negli elaborati per l’ossario
sul colle della Castagnavizza, anch’esso non
realizzato.
Dal 1922 al 1924 Barich riprende il progetto per il santuario di
Barbana completando la parte posteriore della chiesa. Dal 1924 al
1927 si dedica alla ricostruzione del santuario di
Montesanto
e del convento annesso, che erano
andati completamente distrutti nel corso della
guerra.
Del
1927 sono, invece, i progetti per le chiese di San Giuseppe
Artigiano a Dolegna, di Sant’Andrea a Mossa e la
ricostruzione di quella dei Santi Vito e Modesto a Gorizia.
Dal
1923 al 1928 Barich ottiene due diversi incarichi per la
progettazione di edifici pubblici: il municipio di Cervignano e la
ricostruzione dell’ospedale
psichiatrico di
Gorizia.
Durante i lavori per il manicomio,
Barich viene sollecitato a italianizzare il suo cognome in Baresi,
con il quale sarà successivamente indicato dagli storici
locali.
E' importante ricordare che dal 1922 al 1927, quindi negli anni più
intensi della sua carriera, nel suo studio conducono
l’apprendistato gli architetti Umberto Cuzzi e Giuseppe Gyra.
Con i suoi allievi partecipa alla Mostra Internazionale di
Edilizia, allestita a Torino dal maggio al giugno 1926, ottenendo
un diploma di benemerenza.
Del
1930 e del 1931 sono le sue due ultime opere goriziane, la casa per
i coniugi Colotti all’angolo fra via Carducci e via del
Seminario e l’asilo per l’infanzia “Duchessa Anna
d’Aosta” in via Vittorio Veneto.
Nei
primi anni cinquanta, dopo un lungo periodo di inattività, viene
incaricato della riedificazione dell’Ospizio Marino di Grado.
Il nuovo edificio, completato nel maggio del 1955, è l’ultima
opera realizzata dall’architetto.
Baresi
muore a Grado il 1° febbraio 1958.